Esplorazione

Volo Aquile

Per questo blog ho pensato di non mettere solo la mia opinione, ma  di intervistare chi ha vissuto dal vivo questa esperienza; le domande che farò a Lavinia, Asia, Beatrice e Giada sono le seguenti:

Cosa ti aspettavi da questa attività? C’è stato qualcosa che avresti voluto cambiare? Dopo aver fatto il volo sei rimasta soddisfatta? Perchè?

Le risposte sono abbastanza comuni: infatti quasi tutte ci aspettavano di provare qualcosa di nuovo, in particolare riguardo a una parte del nostro territorio visto con prospettiva diversa.

Una cosa che ci aspettavamo era un aereo più grande mentre invece in realtà lo spazio era pochissimo.

Riguardo la seconda domanda le cose che avremmo voluto cambiare sono: la durata del viaggio, pari a 20 minuti, che abbiamo ritenuto fossero pochi per riuscire a goderci la bellissima vista; il mini aereo, in cui stavamo strette, ma nel complesso ci stava perché almeno dividendoci in 2 gruppi tutte abbiamo visto bene tutto.

Per la terza domanda non ci sono dubbi: per tutte è un grande sì perché è stata una cosa fuori dalla nostra routine, che ci ha fatto vedere da un’altra prospettiva un posto di per sé abbastanza comune.

CI HA DATO UN SENSO DI LIBERTA’, questa frase (crediti alla Bea) credo racchiuda in modo perfetto quello che abbiamo vissuto.

Oltre al viaggio in sé per questa impresa abbiamo anche fatto un incontro  con un fotografo (Simone Durante), specializzato anche nelle foto dall’alto ed è stato molto utile per lo svolgimento dei video: essenziali per fare capire e per trasmettere anche agli altri cosa abbiamo provato. 

Credo che ognuno di noi consiglierebbe un’esperienza simile a tutti.

Cate – capo Aquile

Aquile a Venezia!

Ogni volta che diciamo che noi quattro, da sole, siamo andate a Venezia, ci chiedono: “come avete fatto a non perdervi o a stare calme? Come avete fatto a organizzarvi con i mezzi e a trovare un posto in cui dormire?”

Premessa: io, come capo sq, per quanto mi potessi fidare di tutte le mie squadrigliere, avevo ansia.

Adesso vi racconto com’è andata davvero.

Siamo partite il 5 marzo da Trezzano sul Naviglio in macchina per arrivare a Milano Lampugnano, ci siamo organizzate così in modo da essere più comode.

Lì abbiamo preso il pullman per Venezia- mestre e siamo state ben 4 ore ( perchè ovviamente ci ha messo 1 ora in più del dovuto) a parlare,a dormire o a leggere…

Una volta arrivate abbiamo miracolosamente preso i biglietti giusti per arrivare a Venezia. (voto 10 per l’estetica dei pullman di Venezia, durante il viaggio la Cate stava per cadere tipo 5 volte.)

Scendiamo dal pullman: INCANTATE

Osserviamo con occhi sgranati tutto ciò che non eravamo abituate a vedere: nessuna macchina, canali ovunque, strade strette e cementate…insomma, tutto diverso ma contemporaneamente  fantastico.

Camminiamo per circa 30 minuti per raggiungere la parrocchia che ci avrebbe ospitato e, come se ci mancasse disagio, ci perdiamo. 

Nulla di preoccupante perchè una gentile signora che parlava in dialetto come se fosse un’altra lingua, ci indica la strada. Una volta presentate ci hanno fatto vedere la stanza in cui avremmo dormito e anche le altre stanze: quella notte ci sarebbero stati un’altra sq e un noviziato unito ad un clan. 

Dopo tutte le informazioni  tecniche ci siamo subito messe a lavoro: quel giorno avremmo dovuto esplorare le isole Burano e Murano.

Prendiamo il biglietto giornaliero da €20 (ottima soluzione per chi come noi doveva stare lì per poco) e siamo salite sul traghetto che ci ha portate sull’isola del vetro; dopo aver visto una signora che creava con residui di vetro una bellissima balena, siamo entrate in una specie di studio per la lavorazione del vetro nel quale abbiamo scoperto e analizzato i macchinari strani che servivano a creare quelle bellissime sculture.

Abbiamo fatto un giretto per l’isola e nel mentre un ragazzo inglese ci ha chiesto cosa stessimo facendo, e noi, con la nostra cultura inglese, abbiamo risposto: scouting.

Dopo questo fantastico incontro abbiamo preso il traghetto per l’isola delle case colorate. Purtroppo ci siamo state per poco e giustamente ci siamo chieste il motivo di quei colori stravaganti. Il motivo bizzarro è il seguente: quando anticamente i pescatori della zona dovevano tornare a casa, non riuscivano a riconoscere la propria a causa della nebbia e del buio; perciò ognuno di loro ha colorato la casa di un colore acceso in modo da non smarrirsi.

Questa storia ci ha lasciate stupite ma anche affascinate.

Dopo la visita a Burano abbiamo fatto una fila immensa per riprendere nuovamente il traghetto del ritorno e siamo arrivate in parrocchia alle 20:00.

A quel punto abbiamo finalmente incontrato il clan e l’altra sq femminile che sarebbe restata lì a dormire.

Ci siamo conosciute e scambiate le avventure tramite storie e aneddoti: ad esempio abbiamo improvvisato un bivacco in cui le abbiamo insegnato giochi nuovi.

La mattina seguente, dopo aver sistemato la stanza, fatto colazione e dato in dono una torta a Don Valentino che ci ha ospitate, ci siamo dirette verso il centro storico di quella fantastica città. 

Abbiamo visto tutti i monumenti più importanti di Venezia e abbiamo scoperto la storia di ognuno di essi grazie alla nostra fantastica Bea.

Rimanendo nei paraggi abbiamo cercato qualcosa da mangiare e SPOILER ALERT costa tutto un sacco. 

Dopo il pranzo torniamo nella parrocchia dove abbiamo salutato il Don e siamo andate a prendere l’ultimo traghetto della nostra avventura che ci ha portate alla fermata degli autobus. 

Come di dovere c’è stato del DISAGIO con i mezzi, perché il pullman che ci doveva portare a Mestre da dove avremmo dovuto prendere il flixbus, è partito 20 minuti in ritardo.

Quindi abbiamo perso il pullman.

Questa frase probabilmente ci perseguiterà fino alla morte ma alla fine siamo riuscite a rimediare e abbiamo preso il treno con cambio a Verona.

Siamo tornate a casa distrutte ma felici e soddisfatte da questa avventura.

Cate – Capo Aquile